L'Addio del Re Giullare
Il tempo del re Giullare è terminato, è finito il tempo del saltimbanco e dell'istrione.
Tace abbandonato tra le mani un mandolino.
Un tavolo deserto, un bicchiere vuoto, la morbida compagnia di fanciulle
in fiore se ne va via per sempre.
Il Clown è triste quando cala il sipario.
Le luci si spengono, è finita la festa. I cortigiani hanno le carrozze pronte a condurli fino ai più sperduti Ducati del regno.
Senza rimpianti, il dispiacere non cambierebbe nulla.
Le fiamme che alimentano i caminetti dei sontuosi saloni della Reggia disegnano ombre tormentate. Un fantasma aleggia nelle sale del palazzo, è un'esule della prima crociata, dai capelli rossi e dalle ricche crinoline,offesa, sottostimata nella sua dignità.
Dai vetri delle finestre appannate dai tristi ricordi velati di lacrime, si intravede il nascere del nuovo giorno.
Non c'è più la felicità dei Campi Elisi.
Il vino è finito l'allegria e le risate tacciono per sempre. Il silenzio ha invaso quel palazzo dove un tempo regnava felice.
E una scena della “Caduta degli Dei” ma la musica non è quella di Wagner, ma di un oscuro menestrello partenopeo.
La vecchiaia troppo a lungo esorcizzata avanza inclemente, questa volta non c'è il dottor Dulcamara con il suo Elisir portentoso ad assicurare la bunga vita.
..Addio! Ora me ne vado, il re Giullare ha fatto il suo tempo e non è a cuor leggero che abbandono questa vita di piaceri, io che credevo di essere immortale.
Se vuoi pensa a me qualche volta o se preferisci dimenticami.
Domani non sarò altro che un sassolino calciato per la strada!!